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Archive for the ‘design’ Category

Senza coraggio

giovedì 22 novembre 2007 24 commenti

Se, come ha dichiarato ieri Veltroni in occasione della presentazione, “il simbolo rappresenta la nostra identità“, non è difficile concludere che quella del Partito Democratico è un’identità piuttosto annacquata. Una bella bandiera rettangolare – col verde delle valli, il bianco dei monti innevati e il rosso del ragù di mammà – dove le prime due fasce sono composte dalle lettere P e D.

In effetti l’occasione era propizia: scritte in minuscolo, P e D sono simmetriche e si prestano pertanto a mille soluzioni grafiche pulite e originali. E invece, nel logo prescelto esse compaiono in un ovvio maiuscolo, scritte in un carattere arrotondato piuttosto infantile e privo di personalità. Di quelli che non sfigurerebbero sulle scatole di giochi per bambini da 0 a 3 anni. Non vorrei però che da 0 a 3 anni sia anche il tempo nel quale questo simboletto verrà archiviato in favore di qualcosa di più memorizzabile e riproducibile, in grado di suscitare l’emozione dei simpatizzanti e – perché no – l’avversione dei supporter di parte avversa.

Nelle intenzioni dichiarate dei fondatori, il PD vuol essere qualcosa di diverso rispetto ai partiti del Novecento. Evidentemente, per ora ha deciso di fare a meno dei simboli forti come quelli del passato: lo scudocrociato e la falce e martello, la fiamma tricolore o il sol dell’avvenire avevano tutti un forte richiamo ideologico, non erano interscambiabili. E infatti hanno resistito cinquant’anni. Nel caso del partito di Veltroni, invece, sembra che la sintesi non sia arrivata, e perciò si sia partorito questo logo superfluo e arrendevole, sufficientemente innocuo da andare bene a chiunque. Forse le larghe intese non sono così lontane.

La battaglia del magenta

sabato 17 novembre 2007 10 commenti

Si può brevettare un colore? Evidentemente sì: il colosso delle telecomunicazioni Deutsche Telekom lo ha fatto con il magenta (#ff00ff) che campeggia nel suo logo. Come già alcune sentenze hanno stabilito, nessun altro in Europa potrà utilizzarlo a fini commerciali nell’ambito “della telefonia e della comunicazione digitale”.

Secondo i più allarmati, un’interpretazione ampia porterebbe ad assumere che anche la vendita di opere d’arte digitale che utilizzino quel colore sia vietata. Senza contare che il magenta, assieme al ciano, al giallo e al nero, è uno dei colori di base delle tavolozze di molti software di grafica, cosicché chi produce software commerciali dovrebbe pagare delle royalties all’azienda tedesca anche solo per offrire l’uso di tutte le combinazioni cromatiche che contengano una qualche percentuale di magenta.

Pur non essendo un assertore dell’abolizione generalizzata dei diritti d’autore sono convinto che i colori sono un bene pubblico. A quando la registrazione del Si bemolle o del profumo di cannella?

Vieni avanti creativo

venerdì 8 giugno 2007 5 commenti

London 2012Non c’è solo il “cetriolo” di italia.it. Quello accanto è il logo ufficiale delle Olimpiadi di Londra del 2012, presentato pochi giorni fa e già popolarissimo. Non tanto perché è stato commissionato ad una nota agenzia di design, la Wolff Olins, alla bella cifra di 600.000 euro, quanto perché è stato giudicato di una bruttezza epocale. A dirla tutta, le definizioni non si sono sprecate e vanno dal bonario “uno scarabocchio di scimpanzé” a un fantasioso “Lisa Simpson in una fellatio” fino all’inquietante “svastica rotta“. E così sono partite diverse petizioni per chiederne la sostituzione.

Tutto inutile, a quanto pare: il logo resta. Bisogna accontentarsi del ritiro del breve video di presentazione, ma per una ragione clamorosa. Dodici persone, dopo averlo visto, sono state vittime di gravi crisi epilettiche.

Categorie:design, economia, mondo