Archivio

Archive for the ‘Puglia’ Category

Rocco Palese e il nucleare: chiaro e “inequinocabile”

mercoledì 10 febbraio 2010 4 commenti

Politiche energetiche e centrale nucleare in Puglia: dopo che il governo ha fatto ricorso contro la legge regionale che chiude la porta all’atomo, non si è fatta attendere la videolettera del governatore Nichi Vendola.

Quali invece le opinioni del candidato Rocco Palese?

In questa pagina si trova la fedele trascrizione delle parole del candidato di centrodestra (uno dei due: l’altra è Adriana Poli Bortone, oggi senatrice eletta col Popolo delle Libertà).

Per chi vuole accontentarsi di una sintesi delle frasi di Palese, ecco una delle più eloquenti: «Trovo cioè veramente fuori luogo questa, cioè, infetizzazione, o l’enfatizzazione cioè che se ne fa. Piuttosto invece penso anche qui alle denunce che gli stessi esponenti di centrosinistra fanno per un utilizzo selvaggio rispetto alle autorizzazioni per un utilizzo selvaggio rispetto alla rovina di certi paesaggi, cioè per tante e tante cose che si dicono». Ho visto e rivisto il breve video, ma ammetto di non averla capita.

Comprendo che un candidato alla guida di una Regione negli anni del federalismo fiscale possa avere difficoltà ad esprimersi efficacemente – e non solo in inglese – ma se Palese è contrario all’energia radioattiva cosa gli ha impedito di dirlo con una frase più semplice?

Sorpresa: in provincia di Bari si vive molto meglio

domenica 7 dicembre 2008 12 commenti

La diffusione dei risultati per il 2008 dell’indagine sulla qualità della vita condotta annualmente dal quotidiano economico Italia Oggi riserva una piacevole sorpresa. Come ormai prassi da alcuni anni, in base a 80 indicatori sono state monitorate otto dimensioni principali di analisi (popolazione, tenore di vita, affari e lavoro, servizi, tempo libero, criminalità, disagio sociale e personale, ambiente) su ciascuna delle 103 province italiane.

Ancora una volta, la classifica vede prevalere il centro-nord, con le province di Siena, Trento e Bolzano ai primi tre posti. In generale, rispetto al 2007 in termini assoluti si riscontra una qualità di vita non sufficiente in 55 province, ed in particolare in quelle più popolose. Ma è  in netta controtendenza il risultato della provincia di Bari che, portando i propri indici da 182,25 a 472,99, balza dall’84° è al 48° posto e si pone come la prima del Mezzogiorno e davanti a (presunte?) isole felici come quelle di Savona, Vercelli, Pavia o Pistoia.

Ho avuto modo di guardare nel dettaglio l’indagine pubblicata da Italia Oggi sul numero odierno. Ne ho pertanto analizzato metodologia e risultati, in relazione alla provincia barese.

Criteri e metodologia dell’indagine

L’ovvia premessa – peraltro riportata anche sul quotidiano – è che l’informazione statistica “è pur sempre una fotografia imperfetta della realtà e diventa attendibile solo nel medio periodo“. Tuttavia, tutti gli indicatori adoperati sono estrapolati da dati numerici ufficiali (fonti ISTAT, Agenzia delle Entrate, Banca d’Italia, ministeri) o basati su rilevatori terzi (SIAE, Legambiente, SEAT) e tradotti in punteggi secondo una metodologia inevitabilmente opinabile, ma molto trasparente:

  1. Su ciascun indicatore, il punteggio è 1000 alla provincia con valore migliore, 0 per la peggiore, e tutte le altre sono scalate proporzionalmente al dato numerico;
  2. All’interno di ciascuna dimensione di analisi, i punteggi sono la media aritmetica (normalizzata in scala 0-1000) degli indicatori, che pertanto hanno lo stesso peso;
  3. Analogamente, la classifica aggregata è data dalla media aritmetica normalizzata dei punteggi ottenuti in ciascuna delle 8 dimensioni d’analisi.

Per queste ragioni, e per la sostanziale stabilità negli anni del panel di indicatori considerati (confermati quest’anno per il 95%) , non è possibile “aggiustare” i risultati per favorire l’una o l’altra provincia. D’altronde, anche se è la scelta degli indicatori che può essere criticata, ciò può alterare la rispondenza alla realtà della classifica, non la variazione in classifica di una singola provincia da un anno all’altro.

Dettaglio dei risultati

Le tabelle pubblicate riportano per ciascun indicatore il dato di ogni provincia, il corrispondente punteggio assegnato e la posizione in graduatoria per l’anno in corso; purtroppo, dell’anno precedente è riportata solo la posizione in graduatoria: è su quella che posso pertanto effettuare l’analisi.

La prima dimensione di analisi è relativa ad affari e lavoro e considera come indicatori  i tassi di occupazione e disoccupazione, il numero di imprese e l’importo dei protesti per abitante, il numero di fallimenti e di clienti corporate banking per impresa. Qui le province centro-meridionali sono interamente nel terzo e quarto quartile. Bari è al 79° posto (era all’88° nel 2007), migliorando significativamente la propria posizione in relazione a fallimenti (+13 posizioni), protesti (+34) e tasso di disoccupazione (+13).

In relazione all’ambiente, sono stati considerati i consumi di acqua ed energia, la produzione e differenziazione dei rifiuti e il trattamento delle acque reflue, le concentrazioni di sostanze tossiche in atmosfera e nelle acque, le autovetture circolanti, le piste ciclabili e l’uso del trasporto pubblico, le aree verdi, pedonali o a traffico limitato, l’indice di eco-management delle Pubbliche Amministrazioni e l’incidenza di certificazioni ambientali (ISO 14000) tra le imprese. Bari è al 69° posto (era all’81° nel 2007). Si segnala un peggioramento della sua posizione in relazione al PM10 (-30 posizioni), al consumo di energia elettrica (-17) e alla raccolta differenziata (-14), e un miglioramento in relazione a produzione di rifiuti (+12), isole pedonali (+20), zone a traffico limitato (+37), piste ciclabili (+10), aree verdi (+19), certificazioni ambientali (+19) e soprattutto per l’indice di ecomanagement (+41).

Anche in relazione alla criminalità (che si rifà a numerosi indicatori riferiti a reati sia contro la persona sia contro il patrimonio), la posizione in classifica di Bari migliora sensibilmente, dall’85° al 45° posto, grazie soprattutto alla riduzione degli omicidi dolosi (+38 posizioni), delle violenze sessuali (+19), della prostituzione (+26), delle truffe (+11) e dei reati connessi con lo spaccio di stupefacenti (+16). A mero titolo di curiosità, in quanto a scippi e borseggi Bari è a metà classifica, nettamente davanti a tutte le grandi città ma anche a molte piccole province del centro-nord: scoprire che il rischio è sensibilmente più alto a Ravenna o a Bolzano sovverte molti luoghi comuni.

Riguardo al disagio sociale e personale (che aggrega disoccupazione giovanile, precarietà tra lavoratori adulti, infortuni sul lavoro, minori denunciati, ma anche suicidi, divorzi e separazioni, portatori di handicap e morti per tumore), Bari, migliora il risultato molto positivo dell’anno scorso (è al 13° posto, era al 16°); in generale, questa dimensione d’analisi vede tutto il Mezzogiorno meglio posizionato rispetto al nord ed in particolare alle province dell’arco alpino e alle metropoli, particolarmente penalizzate in merito agli indicatori di disagio personale. Nello specifico, Bari nel primo terzo della classifica su tutti gli indicatori, salvo la disoccupazione giovanile (73°; + 13 posizioni), le denunce di minori (60°; indicatore nuovo) e i decessi per patologie tumorali (45°; indicatore nuovo, ma va sottolineato anche che in questo caso la distanza tra primo e ultimo è minima).

Anche per la quinta dimensione, quella della popolazione (che comprende densità demografica, dimensione dei nuclei familiari, tassi di natalità e mortalità e saldi di emigrazione e immigrazione), Bari raggiunge il 9° posto (era il 7° nel 2007).

Sotto la voce servizi, l’analisi contempla servizi sanitari (ad es. posti-letto e medici ospedalieri), finanziari (ad es. sportelli bancari e ATM) e di istruzione (ad es. popolazione studentesca, alunni per classe). Nel territorio italiano si riscontra un andamento a macchia di leopardo, segno che non ci sono tendenze evidenti. Bari, comunque, migliora la propria posizione in classifica, passando dal 58° al 42° posto, soprattutto grazie all’aumento del numero di posti-letto ospedalieri (+9 posizioni) e ai sistemi di monitoraggio ambientale (+15).

Riguardo al tempo libero (che aggrega la spesa pro-capite per spettacoli e intrattenimenti, il numero di associazioni culturali e ricreative e di librerie), per Bari l’unica variazione di rilievo riguarda il numero di librerie (+13), cosicché la posizione in graduatoria è sostanzialmente stabile (71° posto: era 73°), condividendo la parte bassa della graduatoria con le altre province meridionali.

Stessa polarizzazione geografica riguarda l’ultima dimensione, quella del tenore di vita, che misura – tra gli altri dati – la spesa per i consumi, il PIL  e i depositi bancari pro-capite, gli importi medi delle pensioni, il costo al mq delle abitazioni e la variazione dei prezzi al consumo: in questo caso Bari registra un  miglioramento, passando dall’89° al 74° posto.

Analisi critica

La metodologia scelta per l’indagine, basata su dati ufficiali e non su indagini empiriche, assicura oggettività nelle valutazioni delle province sui singoli indicatori. Tuttavia ciò non permette di garantire che anche la classifica aggregata sia caratterizzata dalla stessa oggettività, per almeno quattro elementi di criticità:

  1. Il concetto di “qualità della vita” è eminentemente soggettivo.
  2. La selezione degli indicatori è affidata agli autori dell’indagine e può in teoria determinare la sopravvalutazione di alcune province rispetto ad altre.
  3. La normalizzazione sui singoli indicatori non tiene conto della maggiore o minore omogeneità dei valori tra province diverse.
  4. Opinabile è la scelta di assegnare il medesimo peso agli indicatori all’interno delle singole dimensioni di analisi e alle  8 dimensioni di analisi relativamente alla graduatoria aggregata.

Tuttavia, l’indagine permette di valutare con una ragionevole attendibilità  le  variazioni annuali delle performance per le singole province in termini aggregati e soprattutto in relazione alle specifiche dimensioni di analisi.

Sotto questo profilo, nel 2008 la provincia Bari ha registrato un sensibile miglioramento rispetto al 2007. Esso è stato più marcato in relazione ai fenomeni criminali (inclusi quelli per i quali non sussiste il rischio di omessa denuncia), e significativo anche relativamente alla tutela dell’ambiente e alle dinamiche economiche/occupazionali; queste ultime, comunque, sono caratterizzate da una debolezza di fondo, che determinano – nonostante i miglioramenti registrati – posizioni di classifica medio-basse, sebbene in genere tra le migliori del Mezzogiorno.

Sarebbe interessante valutare in che misura questi miglioramenti hanno natura strutturale (e quindi restano acquisiti anche per gli anni a venire) e se essi sono stati  determinati da dinamiche proprie della provincia o che invece hanno accomunato l’intera Regione Puglia. E se la prima analisi può basarsi solo su congetture che resterebbero non verificabili sino a quando non si rendano disponibili i dati relativi ai prossimi anni, riguardo al secondo punto si può osservare l’esistenza di una specificità barese in buona parte degli indicatori, inclusi quelli relativi al tasso di disoccupazione.

Buio Fitto

giovedì 4 settembre 2008 15 commenti

Dell’ex enfant prodige della politica pugliese, quel Raffaele Fitto che a 20 anni fu fu eletto consigliere regionale e a 31 presidente della Regione Puglia come papà, e che oggi è ministro per gli Affari Regionali, pochi mesi fa scrissise il federalismo fiscale verrà attuato, le sue fortune politiche in Puglia saranno compromesse“. In effetti, quel giudizio nascondeva anche la consapevolezza che la presenza in Consiglio dei Ministri dell’ex governatore potesse essere per lui l’occasione per accreditarsi come tutore degli interessi meridionali, e pugliesi in particolare, dalle ambizioni padanocentriche della Lega Nord. La delega agli Affari Regionali sembrava in questo senso la collocazione più opportuna per arginare il vento del Nord che i risultati delle elezioni avevano reso tumultuoso.

Non è stato così: dal politico di Maglie non ci si poteva certo aspettare l’autorevolezza, la capacità di mediazione o la visione strategica del suo più noto concittadino, ma in queste settimane si assiste ad una sua desolante prova di afonia di fronte alle molte decisioni del governo che toccano gli interessi della regione d’origine.

La prima è stata la comunicazione che né l’aeroporto di Bari, né quello di Brindisi sarebbero rientrati tra le “basi” della nuova Compagnia Aerea Italiana che prenderebbe il posto di Alitalia ed AirOne, con il probabile effetto della soppressione dei voli per Bologna, Genova, Torino, Venezia e Milano Linate, per parlare solo dello scalo di Palese, oltre alla gestione in regime monopolistico di quelli per Fiumicino e Malpensa. Si aggiunga a questo l’altrettanto probabile sospensione delle corse ferroviarie tra la Puglia e Torino e il declassamento ad Intercity (con conseguente aumento dei tempi di percorrenza) di tutti i treni per Roma e Milano. Non è finita: si apprende anche che il governo Berlusconi, per mezzo del CIPE, ha revocato il finanziamento della ferrovia ad alta capacità Napoli-Bari, condannando il tacco d’Italia ad un ulteriore isolamento e ostacolandone di fatto lo sviluppo economico e turistico.

Dalle pieghe dell’azione di questo “governo del fare” emerge inattesa un’ultima novità, di diretta competenza del dicastero per gli Affari Regionali eppure misteriosamente affidata all’ingegno creativo del ministro per la Semplificazione Normativa Calderoli: secondo la bozza del disegno di legge sul federalismo fiscale presentata oggi dal ministro leghista, per l’istituzione delle città metropolitane già previste dalla riforma costituzionale del 2001 sarà necessario che non l’area stessa, ma il suo capoluogo soddisfi dei requisiti minimi di popolazione. Requisiti che il disegno di legge governativo fissa misteriosamente in 350.000 abitanti. Un numero magico, forse? Non si sa, si sa solo che grazie a questa decisione, di sicuro avallata in Consiglio dei Ministri anche dal giovane ministro pugliese, dalle città metropolitane resta esclusa a sorpresa proprio Bari, che con quasi 350.000 residenti nel capoluogo e un milione nella città metropolitana non soddisfa i requisiti per qualche migliaio di abitanti e non avrà pertanto accesso ai finanziamenti previsti.

Averlo scoperto proprio il giorno in cui a tutte le famiglie baresi è distribuita la rivista sul piano strategico della Metropoli Terra di Bari non può che accrescere la consapevolezza che questo governo sta emarginando il Sud con il colpevole beneplacito dei suoi rappresentanti.